Lui & Lei
Il giovane Diego cap 2
di ElisaAle
17.05.2024 |
206 |
3
"Cominciai ad ansimare più rumorosamente, incurante della portafinestra aperta e della stanza accanto, fino all’apice dell’orgasmo..."
Mi ero già vista qualche altra volta in spiaggia con Diego e durante le sue pause tra un turno e l’altro, di solito quella del pranzo che era più lunga, andavamo nel nostro “nascondiglio” tra la vegetazione. Si era creato un bel feeling e ad entrambi piacevano i nostri incontri clandestini. Ci davamo appuntamento sempre al “nascondiglio”, anche se magari in spiaggia eravamo a pochi metri di distanza,in modo da non farci vedere insieme da occhi indiscreti.
Quel sabato però ero accompagnata, o meglio in compagnia del mio fidanzato, e decisi di stuzzicare un po’ il mio bagnino preferito. Camminammo sulla spiaggia fino ad arrivare piu o meno al solito posto, era ancora relativamente presto e in quel punto non c’era quasi nessuno; la torretta era un po’ più in là con lui, Diego, alla sua postazione. Ci avvicinammo fino ad una ventina di metri da lui, e facendo finta di niente stendemmo il grosso telo e ci spogliammo per sdraiarci, entrambi nudi.
Diego mi aveva notato, era la prima volta che mi vedeva con qualcuno e come da accordi si stava comportando molto bene, facendo finta di non conoscermi.
Il tempo passava, gli sguardi si erano già incrociati più volte, senza nemmeno un cenno, esattamente come da accordi; mi sentivo osservata e la cosa mi piaceva.
Decisi che l’avrei stuzzicato un po’.
Per il pranzo avevamo deciso di mangiare all’unico chiosco che c’era, a pochi minuti di cammino.
Marco si mise il costume ed io mi legai il pareo bianco appena sopra il seno fungendo da vestito.
Sotto gli occhi di Diego, invece di camminare lungo la spiaggia come al solito, gli proposi di prendere il sentiero che passava nella vegetazione dietro le dune, cioè la stessa direzione del nostro solito punto d’incontro segreto, sapendo che lui lo avrebbe notato.
Tornammo dopo un’ora abbondante, ci spogliammo e subito ci dirigemmo in acqua.
Lui, dal’alto della torretta, ci guardava, abbracciati al largo, ed io immaginavo cosa stesse pensando.
Il tempo passava in totale relax, ma dentro di me sentivo fremere la malizia e stavo provando un gran piacere nel provocare Diego. Ci fu un momento che Marco si diresse in acqua ed io non resistetti e presi il telefono. Nella nostra chat segreta c’erano tre messaggi di Diego tipici di uno tremendamente geloso. Ce l’avevo fatta, l’avevo stuzzicato a tal punto di renderlo geloso. Alzai lo sguardo, lui mi guardava, gli sorrisi, e gli scrissi “ sei libero stasera? Ci vediamo?”
Subito mi rispose “ alle 9… e te la faro’ pagare !”
“Alle 10…. E no, io nn pago, offri tu”
Ribattei.
Cancellai la chat, riposi il telefono nella borsa, lo guardai e gli sorrisi di nuovo.
Lui poco dopo scese dalla torretta per il cambio turno e passandomi di fianco si allontanó. Un passaggio un po’ forzato, un comportamento un po’ azzardato che non mi lasciò del tutto indiffente e il cuore cominció a battere forte nel petto.
Noi restammo li ancora un po’ ma verso le sei raccogliemmo le nostre cose e ci dirigemmo a casa.
Quando Marco uscì per andare a lavorare cominciò il mio rito di preparazione. Non avevo mai incontrato Diego di sera, fuori dalla spiaggia, non mi aveva mai vista in un outfit differente da quello da mare, cosi decisi di dare il meglio di me.
Anche se sapevo perfettamente come sarebbe finita volevo comunque provocarlo anche con l’abbigliamento;
Optai per vestitino nero cn spalline sottilissime, non attillato, dalla scollatura pronunciata, elasticizzato in vita e di nuovo morbido sulla gonna. Il seno era velatamente coperto lasciandone intravedere la rotondità dai lati e dalla scollatura, con i capezzoli che si presentavano timidi attraverso il sottile tessuto. Sotto invece era lunga il giusto per non essere volgare ma corto abbastanza da essere sexy.
Scelsi dei sandali argento a lacci sottili fin sopra la caviglia con l’immancabile tacco 12. La mise era completa, mancava solo un leggero ritocco agli occhi e lucida labbra.
Mi guardavo allo specchio e percepivo la malizia che emanavo, mi sentivo peccatrice. Ero emozionata come fosse un primo appuntamento ma anche eccitata per la serata che stavo per affrontare.
Però volevo stupirlo, sorprenderlo, così decisi di fargli una sorpresa; presi dalla scatola dei “giochi” il plug in acciaio con il cristallo incolore, quello medio, comodo da indossare anche per periodi prolungati, e bagnatolo di saliva lo feci scivolare senza sforzo nel mio didietro. Comodo praticamente da subito si faceva notare appena. Mi piaceva sentirlo, mi piaceva l’idea di indossarlo di nascosto e mi piaceva pensare a quando l’avrebbe scoperto.
Mi guardai allo specchio, con il vestito sollevato e quel cristallo che risplendeva tra le mie natiche. Mi sentivo provocante, sexy e pronta per quell’incontro clandestino.
Dopo quasi un’ora di macchina arrivai al locale dell’appuntamento, parcheggiai poco distante ed entrai. Era un locale abbastanza affollato, con una zona all’aperto sul lato destro. Notai qualche sguardo su di me e la cosa non poteva che farmi piacere. Ed il mio segreto nascosto solo da quel sottile tessuto nero mi manteneva la tensione alta anche se lo avevo fatto molte altre volte.
Diego era già li, poco distante dal bancone, ci salutammo e ordinammo 2 drinks. Non smetteva di guardarmi e di farmi complimenti. Bevemmo e ballammo un po’, dopodiché decidemmo di andare in un luogo più appartato. Mi propose di andare da lui, a 5 minuti di auto ed io accettai.
Abitava in una stanza con ingresso indipendente dal giardino. Quando entrammo mi sembrava di essere ritornata ai tempi dell’università, in case condivise, la stanza però era ampia e abbastanza in ordine per essere di un giovane ragazzo.
Quasi subito mi prese dolcemente da dietro e immediatamente infiló con facilità le mani dentro il vestito dai lati prendendomi entrambi i seni e cominciando a palpare. Mi sussurrò che era da quando mi vide arrivare che stava aspettabdo di farlo e mi bacio delicatamente alla base del collo. Ebbi un brivido, e poi sentii le sue labbra sfiorarmi sotto l’orecchio. Mi palpava a piene mani, stuzzicandomi i capezzoli tra le dita mentre continuava a baciarmi il collo. Ormai mi conosceva e sapeva cosa fare, come muoversi. Sentivo la sua eccitazione ancora nei pantaloncini appoggiarsi senza vergogna sui miei glutei. Mi piaceva quella sensazione, del peccato proibito, di essere desiderata, venerata ma anche di essere in un certo senso indifesa,
Mi prese le sottili spalline e le fece scivolare lungo le braccia seguite dal vestito che cadde in vita scoprendomi i seni, incrociò le dita con le mie e strinse in segno di desiderio.
Mi girai e guardandolo negli occhi gli sfilai la polo mettendo in mostra quel torace delicatamente scolpito e liscio; poi gli slacciai la cintura, ed infine i pantaloncini che caddero a terra. Non indossava nulla ed il suo pene mi puntava fiero, in cerca di attenzioni; lo presi in mano e cominciai un lento movimento mentre assaporavo quel petto liscio.
Lentamente scesi continuando a baciargli e leccargli ogni centimetro del percorso fino ad accovacciarmi sui talloni. Con le gambe divaricate ed il mezzo vestito che cadeva tra di loro nascondendo ancora le mie parti più intime cominciai a baciargli e leccargli delicatamente il glande. Ne percorrevo con la lingua l’intero perimetro, alternando con dei baci delicati sulla punta. Sentii una sua mano appoggiarsi sulla mia testa, prima carezzandomi, poi tenendomi dolcemente li come ad incitarmi di fare di più. Percepivo il suo desiderio ma temporeggiai ancora un po’ tra leccate e baci. Poi finalmente, i nostri sguardi si incrociarono, e fissandolo, aprii la bocca e ne accolsi tutto il glande; lo ciucciai e lo ritirai fuori. Un suo respiro profondo con gli occhi socchiusi mentre io ridiscesi su quel membro fino a mezz’asta. Cominiciai a muovermi con un ritmo piu deciso ma lento, mentre mi sostenevo ai suoi fianchi con le mani. Poi lo feci sedere sul letto, mi alzai in piedi e fissandolo feci cadere il vestito a terra restando solo con i sandali.
Mi inginocchiai tra le sue gambe e rincominciai la fellatio interrotta poco prima. Lo leccavo lo ciucciavo e lo succhiavo. Alternavo brevi discese con altre più profonde. Lui mi guardava ed io lo guardavo, percepivo la sua virilitá ma anche il mio apparente dominio.
Ero eccitata, mi alzai in piedi, lo feci sdraiare del tutto sul letto, e lentamente gli salii in un 69 mettendogli davanti alla faccia il mio sesso e la sorpresa che ancora non aveva notato. “Dio mio cos’é questo!!” Esclamò attonito. “ Un pensiero per te” risposi scendendo sul suo membro e rincominciando a succhiarlo. Qualche istante e sentii le sue labbra e la sua lingua cominciare ad occuparsi del mio piacere.
Mi piaceva come mi coccolava, sentivo scosse e brividi provenire dal clitoride abilmente stuzzicato, ed io rispondevo con affondi sempre più profondi fino a sentire il suo glande stretto in gola.
Ad un certo punto smise di leccarmi ed inaspettatamente mi esplose il suo piacere in bocca, forte e abbondante. Lo ingerii e cominciai a ripulirgli il pene dal suo piacere quando lui mi disse di non smettere. Continuai su quel pene che mantenne la turgidità come se nulla fosse successo.
Sentii la sua lingua rincominciare e girare anche intorno al plug mentre le sue mani mi allargavano le natiche.
Ad un certo punto mi alzai sulle ginocchia, avanzai un po’ e, dandogli la schiena, mi infilai su quel pene.
Cominciai a cavalcarlo mentre lui mi teneva per le caviglie, appena più su dell’allacciatura delle scarpe. Finalmente lo sentivo dentro di me, duro e stretto anche per la presenza del plug. Con una mano mi stimolavo lentamente ma con decisione il clitoride e con l’altra mi palpavo un seno stuzzicandone il capezzolo. Era bellissimo e la fievole luce della lampada da tavolo dava un tocco più intimo.
Mi girai, volevo guardarlo, e rincominciai a muovermi su quel membro; con movimenti del bacino strusciavo il clitoride sulla sua pelle liscia mente lo sentivo entrare ritmicamente dentro di me. Lui, tenendomi ora per i glutei accompagnava i miei movimenti con il suo bacino mentre mi fissava la tette che io abilmente mi massaggiavo con entrambe le mani.
Ero in estasi, cominciai a gemere, sentivo la sensibilità aumentare, i muscoli irrigidirsi, lui aumentare il ritmo e la decisione degli affondi, mi stringevo le tette quasi a strizzarle, le gambe tremanti per la tensione, ed ecco che come un tornado arrivò l’orgasmo. Mi fermai qualche istante con li cuore che batteva fortissimo nel petto, ma lui noncurante da sotto continuava negli affondi. Ripresi pure io seguendo il suo ritmo ma lui mi prese e mi fece sdraiare. Ora era lui sopra di me, dentro di me, io con le gambe piegate appoggiavo i sottili tacchi sulla sua schiena, e lui mi penetrava con una foga quasi violenta.
Qualche minuto ed eccolo esplodere di nuovo in un piacere caldo dentro il mio ventre.
Restammo li sul letto qualche istante, uno accanto all’altra in silenzio.
Ad un certo punto mi alzai e gli chiesi dove fosse il bagno. Seguendo le sue indicazioni aprii la porta che dava al resto della casa e con i tacchi che risuonavano sulle piastrelle di cotto percorsi il corridoio semi buio verso il bagno. Passai di fronte ad una stanza la cui luce passava sotto la porta chiusa e si notava a malapena una televisione accesa. Mi ripulii frettolosamente del suo sperma che aveva cominciato a fuoriuscire dal mio sesso e tornai verso la stanza di Diego.
La porta finestra era aperta e lui era fuori, seduto sul divanetto di vimini al buio.
Lo raggiunsi e mi sedetti accanto a lui. Entrambi nudi fissavamo le stelle brillare forti nell’oscurità.
Ne indicò un paio dicendone il nome. Chiacchierammo un po’ mentre io notavo il piacevole solletichio provocato dal plug che ancora indossavo. La fievole luce della mezza luna in cielo rendeva i nostri corpi argentati e solo qualche macchina passando al di lá della siepe non eccessivamente folta aumentava ogni tanto la visibilità.
Mi prese la mano con la sua, mi guardò negli occhi ed esclamò “ sei bellissima”. Gli sorrisi e con le dita incrociate alle le sue restai li a guardare il cielo qualche istante ancora. Faceva caldo ma soffiava una leggerissima brezza che accarezzava tutto il corpo svegliando di nuovo i capezzoli. Lui ne notò la turgidità e lentamente si avvicinò con la bocca. Sentivo l’alternarsi della sua lingua umida e le sue labbra morbide su uno mentre una mano aveva raggiunto l’altro. Subito brividi mi percorsero tutto il corpo partendo da quei capezzoli che lottavano per diventare sempre più duri.
Duro era tornato anche il suo membro che, afferratolo con una mano, ricominciai a massaggiare.
Eravamo nuovamente entrambi eccitati, io mi misi in ginocchio sul divano e ripresi in bocca il suo sesso. Sapeva ancora del piacere esploso poco tempo prima, lo assaporavo leccandolo succhiandolo ed accogliendolo tutto in bocca. Mi piaceva scendere fino in fondo, arrivando con le labbra alla base e sentendo il glande stretto in gola, impedendomi di respirare, per poi risalire e riscendere. Alternavo gli affondi a leccate e succhiate.
Lui intanto correndo con una mano sulla schiena aveva raggiunto il mio gioiello inserito tra i glutei e cominciò a giocarci; Lo estraeva e lo reinseriva, mi piaceva. Con più aumentava il ritmo di quel movimento con più scendevo e salivo io con la bocca.
Mi alzai in piedi e mi girai dandogli le spalle; Poi mi chinai in avanti a gambe leggermente divaricate, mettendogli proprio davanti al viso le mie parti più intime. Con le mani mi prese i glutei allargandoli leggermente e cominciò a leccarmi dal clitoride fino al gioiello. Gli sussurrai “ toglimelo… con la bocca”; Sentii le sue labbra appoggiarsi e avvolgerlo, la lingua umida girarci intorno e poi lentamente lo sentii uscire.
Mi feci leccare ancora qualche istante poi, sempre dandogli la schiena, scesi sul suo membro che con una mano lo puntai la dove prima c’era il plug. Lentamente lo feci entrare fino ad essere seduta su di lui. Appoggiandomi cn le mani alle sue ginocchia cominciai a muovermi. Era una sensazione bellissima, lo sentivo farsi strada dentro di me, lentamente ma profondo.
Mi appoggiai indietro, su di lui, divaricai le gambe appoggiando i piedi sul divanetto esterne alle sue e le mani alla spalliera. Ricominciai a muovermi mentre lui, presi entrambi i seni, me li palpava strizzando ogni tanto i capezzoli sempre più turgidi.
Mi muovevo su e giu sentendo quel membro prima in fondo e poi solo all’inizio; ne controllavo il ritmo, mai veloce, ma sempre più deciso, ne cercavo tutta la lunghezza muovendo il bacino durante l’affondo. La delicata luce argentata della luna mostrava solo forme dei nostri corpi sovrapposti e solo le luci delle poche e sporadiche macchine che filtravano tra le piante ci illuminavano per qualche breve istante. Ad un certo punto ci furono anche delle voci, un gruppetto di tre o quattro persone, sempre al di la della siepe, fuori dal piccolo cortile, che camminando parlavano tra di loro. Non mi fermai anche se l’equilibrio di quella posizione iniziava a farsi difficile, specie per l’instabilità dei tacchi sul cuscino del divano.
Ad un certo punto mi sollevai, mi girai verso di lui e salitagli a cavalcioni ridiressi il suo pene al mio posteriore per ricominciare subito a cavalcarlo. Era bellissimo sentirlo dentro di me mentre la sua lingua e le sue labbra mi coccolavano i capezzoli. Con le mani mi tenevo alla spalliera del divanetto aiutandomi nei movimenti.
Era poco più di un mese che ci frequentavamo ma il feeling che si era creato quasi subito ci legava in un modo quasi morboso.
Sentivo le sue mani stringere affondando le dita nei glutei come per tenermi stretta, con forza.
Lo sentivo ovunque avvolgermi e prendermi come una forza superiore, tanto da dentro come da fuori. Pur decidendo io il ritmo mi sentivo presa, posseduta; Il mio sesso strusciava deciso sul suo pube liscio, mentre il suo continuava a stimolarmi dall’interno del retto.
Continuammo cosi per un po’, il mio corpo riceveva attenzioni e stimoli ovunque, i capezzoli erano ormai turgidi da tempo. Di colpo, inaspettato, mi travolse un orgasmo violento, come una tempesta interna; Tremavo su di lui, i muscoli tutti in tensione, cercai di fermarmi ma lui continuò a penetrarmi ancor più deciso; Esplosi in un gemito impossibile da trattenere, rompendo il silenzio della notte ormai inoltrata.
Poi tornando alla normalità con le braccia al suo collo scoppiai in una soffocata risata pensando a quel silenzio notturno, rotto da quei miei gemiti incontenibili, in quel giardino aperto sul piccolo paese, la cui privacy era data solo da alcune piante di oleandri. Ma lui imperterrito, seppur non proprio comodo, continuava a penetrarmi. Ad un certo punto mi prese da sotto le gambe e mi sollevò come fossi poco più di una piuma e senza uscire da me mi appoggiò con la schiena alla ruvida parete di pietra accanto alla porta e sempre sorreggendomi dalle gambe ricominciò a penetrarmi con decisione.
Poi mi fece appoggiare i piedi a terra e girare faccia al muro, divaricai leggermente le gambe e inarcai un poco la schiena come ad offrirgli di nuovo il mio corpo. Senza nessuna delicatezza si rinfilò tra i miei glutei ricominciando a spingere con decisione. Io contrastavo le sue spinte tenendomi con le mani appoggiate al muro e spingendo indietro il sedere.
Mi teneva prima per i fianchi, poi di nuovo quelle mani decise sui seni mentre gli affondi diventavano sempre più decisi e irruenti. Mi piaceva quella forza un po’ selvaggia, quella decisione nell’entrare senza remore nel mio corpo. Mi piaceva sentire quelle mani strizzarmi i seni e giocare con i capezzoli.
Ad un certo punto fermandosi mi sussurrò “entriamo in camera”
Senza dire una parola entrai per la porta e mi misi a carponi sul letto, schiena inarcata, sedere spudoratamente per aria e la faccia appoggiata al letto. Volevo essere presa di nuovo con quell’irruenza, quella forza, quella decisione.
Lui capì subito, salì in piedi sul letto, le gambe esternamente alle mie e si accovacciò su di me entrando di nuovo, senza nessuna delicatezza, nel mio posteriore. In quella posa molto animalesca iniziò a scoparmi con foga. Mi sentivo avvolta ma senza peso dal suo corpo mentre quel pene faceva su e giù velocemente fino in fondo. Girando lo sguardo vidi che giusto dietro di noi c’era uno specchio da cui si vedeva tutto cio che stava succedendo. Una visione eccitantissima, un complemento che amplificava notevolmente quello che già provavo a livello fisico. Vedere quel membro che senza ritegno affondava fino a scomparire tra i miei glutei aperti e poco più sotto il mio sesso semiaperto e lucido di piacere passivo era una visione incredibile e non riuscivo a distoglierne lo sguardo.
Il tempo passava e lui instancabile continuava senza segni di cedimento. Lo interruppi e mi girai pancia in su, presi le gambe da sotto le ginocchia e le portai verso il corpo divaricandole. Sentivo il mio posteriore aperto e lui non tardò molto a rientrarci e rincominciare a stantuffare.
Quando si accasciò su di me incrociai i piedi dietro la sua schiena cercando di tenerlo a me. Le braccia intorno al suo collo, sentivo il suo respiro accelerato al mio orecchio, il suo corpo a contatto cn il mio ma senza schiacciarmi, il suo membro instancabile ed insaziabile muoversi deciso, il suo pube liscio carezzarmi la vulva e stimolarmi di nuovo il clitoride.
Ed ecco di nuovo, a breve distanza dal precedente, quel violento piacere crescermi dentro, tra scariche e brividi. Cominciai ad ansimare più rumorosamente, incurante della portafinestra aperta e della stanza accanto, fino all’apice dell’orgasmo.
Lui come prima , non curante dei miei spasmi continuava a stantuffare con forza dentro al mio corpo. Attimi incredibili, sentendolo muoversi dentro mentre ero pervasa da quell’orgasmo che sembrava non terminare. Poi quella fase di appagamento, lo liberai dalla morsa delle gambe, e probabilmente anche dalla sofferenza dei tacchi piantati nella schiena, e lui dopo ancora qualche affondo si sdraiò accanto a me portandomi sopra di lui.
Mi rinfilai immediatamente su di lui, appoggiai i piedi sul letto con le gambe divaricate, e, lasciatami andare un po’ indietro, le mani ai suoi stinchi. In equilibrio sui tacchi e la schiena inarcata cominciai a muovermi su e giù mentre lui tenendomi per le caviglie, fissava il mio sesso lucido del piacere appena provato e poco più indietro il suo scomparire ritmicamente dentro di me. Mi sentivo osservata, senza alcuna vergogna, mi muovevo veloce con affondi decisi, cercando di mungere quel pene per donargli piacere. Ma lui sembrava insaziabile, instancabile, accompagnava i miei affondi muovendo il suo bacino. Stanca, esausta, resistevo solo per il suo piacere. Il mio sfintere ed il retto, ormai abituati a quella presenza stavano perdendo sensibilità convertendosi semplicemente in un qualcosa per il piacere altrui. Ma anche questo nuovo essere mi piaceva, mi stuzzicava la mente.
Non resistetti oltre, mi mancavano le forze, cosi mi misi di nuovo a carponi, culo all’aria e faccia appoggiata al letto. Con le mani mi aprivo i glutei incitandolo ad entrare in quell’orifizio già aperto e umido. Non tardò nulla, in piedi con le gambe piegate e le mani sul mio sedere, di nuovo come un animale, entro deciso dentro di me. Lo affondava egoisticamente ora in cerca solamente del suo piacere. Usata, oggettificata, mi concessi con piacere a tal scopo per il tempo restante, non breve ma nemmeno lungo. Cominciò ad ansimare, sempre più forte, fino a godere del piacere tanto cercato scaricandomi il più a fondo possibile tra spasmi irregolari il suo caldo frutto.
Ci sdraiammo in silenzio uno accanto all’altra, io a pancia in giu sentivo il mio posteriore dilatato, ero senza forze. Allungai una mano alla pochette che giaceva a terra accanto al vestito, e presi il telefono. Erano le 2:30 e c’era un messaggio del fidanzato di una quindicina di minuti prima. Che stava finendo e mi chiedeva dove fossi. Risposi che ero a ballare con Sara fuori città, mandando la posizione del locale dove mi ero incontrata con Diego. Mi rispose cn un bacio, di non correre e che mi avrebbe aspettato a casa.
Ero stremata, me la presi con calma, rimasi sdraiata immobile ancora un po’ prima di cominciare a raccogliere i pezzi.
Uscii a recuperare il mio gioiellino, poi mi tolsi le scarpe e percorrendo ancora quel corridoio mi diressi in bagno a fare una doccia veloce, solo con acqua e senza bagnarmi i capelli, semplicemente per togliermi l’odore di maschio di dosso.
Tornata in stanza lui era sul letto addormentato, mi rinfilai il vestito e le scarpe, mi chinai lo baciai su una guancia svegliandolo, lo ringraziai per la bella serata, presi la pochette ed uscii dalla porta finestra e dal giardino. continuavo a pensare alla folle serata e all’interminabile scopata. Ma un sorriso di soddisfazione accompagnò quei miei pensieri lungo tutto il tragitto fino al cancello. Come si aprì il cancello vidi che le luci erano ancora accese entrai in casa ma lui era a letto dormendo. Mi spogliai e lo raggiunsi abbracciandolo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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